
Equità Finanziaria: consumatori contro le spese abusive nell’ipoteca
Acquistando una casa tramite un finanziamento ipotecario, le istituzioni bancarie solitamente addebitavano ai consumatori tutte le spese relative alla costituzione dell’ipoteca, ma nonostante i tribunali abbiano ordinato di cambiare questa pratica, i soldi non vengono ancora restituiti se non richiesti o se non si spinge la questione in tribunale.
Diamo un’occhiata a cosa si tratta: le spese di costituzione dell’ipoteca sono tutti i pagamenti che dovevano essere effettuati per poter costituire il prestito ipotecario, dalla valutazione dell’immobile alla fattura del notaio, dalla fattura del Registro di Proprietà alla fattura della gestione, e così via.
Le istituzioni bancarie, infatti, consideravano che fosse nel loro interesse registrare l’ipoteca presso il Registro di Proprietà per garantire la priorità su qualsiasi altra carica o pignoramento che potesse essere applicato all’immobile. In altre parole, anche se queste spese erano finalizzate a garantire la sicurezza per la banca e a suo vantaggio, venivano imposte come un obbligo che il cliente doveva adempiere se voleva ottenere il prestito.
È evidente che si tratti di un abuso. L’abusività di questa clausola sulle spese è stata riconosciuta in due sentenze fondamentali che hanno aperto la strada ai reclami: la Sentenza della Corte Suprema del 23 dicembre 2015, la prima a evidenziare l’abusività di questa pratica bancaria così diffusa, e la Sentenza della Corte Suprema del 15 marzo 2018, che stabilisce che il Modello 600 deve essere pagato dal cliente, mentre le altre spese devono essere restituite.
Molti studi legali si sono specializzati in questo tipo di reclami contro le banche, poiché, trattandosi di una clausola abusiva imposta al cliente consumatore (e sempre che si tratti di un consumatore, cioè non si applica se l’acquisto è effettuato come imprenditore), può essere oggetto di reclamo, oltre agli interessi generati. Resta da definire il termine per effettuare questo recalmo: sebbene molti professionisti ritengano che si tratti di un tipo di reclamo imprescrittibile, c’è un orientamento favorevole alle banche che suggerisce che il termine potrebbe essere stabilito presto.
Attualmente questa pratica delle banche è stata corretta e, anche se non stanno più imponendo questa clausola, si stima che più di un milione di proprietari che hanno acquistato le loro case prima del 2015 non abbiano ancora reclamato. Non è affatto un mal affare per le banche.
Fonte: Galeote Abogados